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Transfer artroscopico del gran dorsale

Il transfer artroscopico del gran dorsale: il salvataggio per lesioni della cuffia non riparabili

In cosa consiste l’intervento di transfer artroscopico del gran dorsale?

L’intervento chirurgico è composto di due fasi:

  1. il prelievo del tendine del gran dorsale che viene isolato e disinserito dalla sede di inserzione sulla superficie antero-superiore dell’omero effettuato con incisione cutanea che parte dalla zona dell’ascella e si estende in modo variabile in regione dorsale
  2. il suo “trasferimento” e reinserzione sotto controllo artroscopico in sede di inserzione della cuffia

L’intervento di transfer artroscopico del gran dorsale è un intervento semplice, di routine?

L’intervento richiede da parte del chirurgo una notevole esperienza di base sia nella chirurgia della spalla che nella tecnica artroscopica ed oltre a questo necessita di un training specifico preventivo per ridurre ai minimi termini le possibili complicanze correlate all’esecuzione dell’intervento. A riprova di questo esistono poche casistiche di pazienti pubblicate nella Letteratura scientifica per la caratteristica di intervento di nicchia per superesperti del settore.

Quando è indicato?

In caso di lesione massiva irreparabile della cuffia senza coinvolgimento del tendine del sottoscapolare.

Quando non è indicato?

In presenza di grave artrosi della spalla o di lesione del sottoscapolare non riparabile.

L’età è anche un punto importante, nei pazienti over 60 (di oltre 60 anni) l’indicazione va valutata in modo personalizzato e comunque la minore elasticità e consistenza del tessuto tendineo può rendere più problematico il raggiungimento di un adeguato recupero funzionale.

Che tipo di anestesia occorre?

Anestesia generale.

L’intervento può ridare la “normalità della spalla?

Questo intervento non può essere un intervento anatomico ricostruttivo in quanto una struttura muscolare con il suo tendine viene reinserito in altra sede dove la struttura tendinea della cuffia dei rotatori ha avuto una lesione cosi’ ampia da non poter essere riparata. E’ quindi un intervento di “salvataggio” che può migliorare anche in modo soddisfacente la funzionalità della spalla ma non può “normalizzarla” in assoluto e quindi anche in caso di esiti favorevoli non possono essere raggiunti tutti i movimenti “normali” della spalla.

Come è il decorso post-operatorio?

Prevede una degenza breve in ospedale (2 gg di media) seguita da un utilizzo di tutore per ca 6 settimane con inizio di riabilitazione a ca 2-3 settimane seguita da trattamento fisioterapico per un periodo medio di 6 mesi ma che può anche estendersi oltre questo limite. In questo periodo bisogna astenersi da qualsiasi lavoro manuale in carico o con pesi.

Quali sono i risultati?

I risultati soddisfacenti di un intervento eseguito con tecnica corretta sono nella media delle casistiche nell’85-90% dei casi e di solito meno brillanti nelle donne. Casi meno soddisfacenti possono essere dovuti anche alle differenze individuali di conformazione della spalla e del torace, della muscolatura, alla guarigione del tendine (peggiore ad esempio nei fumatori e diabetici) ed alla differenze di lunghezza e consistenza del tendine del muscolo gran dorsale.

Quali possono essere le complicanze?

Le complicanze maggiori sono correlate alla sede di decorso del tendine del gran dorsale che decorre a ridosso di del plesso nervoso del braccio (plesso brachiale) e dei suo rami nervosi e vascolari, quindi sono descritte anche se in percentuale molto bassa lesioni nervose e vascolari che possono arrivare anche compromettere l’utilizzo funzionale del braccio (la cosiddetta spalla “pseudoparalitica”), di solito < a 0,1 % nei chirurghi di massima esperienza. In più alta frequenze si possono avere perdite di sensibilità e funzionalità dei nervi temporanee (stupor). Oltre a questo ricordiamo l’infezione (che può complicare in qualsiasi intervento nonostante l’accuratezza del chirurgo e la terapia antibiotica) di solito < a 1% dei casi, ematomici, flebiti e trombosi al braccio.

Il recupero non soddisfacente è purtroppo un’evenienza possibile anche con intervento eseguito con tecnica ineccepibile e può dipendere anche dalla qualità ed elasticità del tendine oltre che dalla risposta biologica del paziente che sono variabili individuali non prevedibili.

Intervento di transfer artroscopico del gran dorsale e linee guida.

Nelle linee guida internazionali più accreditate questo tipo di intervento è indicato per pazienti che presentino una lesione non riparabile della cuffia o ampia ma con tessuto di ridotta consistenza ed elasticità e che al contempo non presentino:

  1. rilevante artrosi gleno-omerale
  2. lesione del tendine sottoscapolare
  3. età > di 60 anni

Immagine schematica ed intraoperatoria di prelievo del tendine del m.gran dorsale preparato per la sua trasposizione e reinserimento

Immagini artroscopiche del tendine del m.gran dorsale reinserito sulla testa omerale a sostituto della cuffia dei rotatori non riparabile

In cosa consiste l’intervento di transfer artroscopico del gran dorsale

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